Treviso, Maggio 2002

Qualità dell’informazione.

Una canzone americana di qualche tempo fa recitava “what world needs now is love” (ciò di cui il mondo ha bisogno è l’Amore). Quest’affermazione è pienamente condivisibile e sarebbe oltremodo bello vedere tutti impegnati nella sua realizzazione, ma la drammaticità delle notizie che ci coinvolgono da qualche decina di anni ci costringe, purtroppo, ad essere molto più realisti e ci induce a puntare a traguardi meno ambiziosi.

L’attentato dell’11 settembre negli Stati Uniti; il conflitto iracheno; le guerre in diverse regioni della terra; il terrorismo internazionale; le emergenze planetarie, umanitarie, sanitarie ed ecologiche; il complesso processo di integrazione europea; il diffondersi di gravi fatti di cronaca che interessano anche l’ambito familiare; la litigiosità politico-istituzionale; la globalizzazione (che ha assunto una dimensione ben più ampia di quella immaginabile); inducono a domandarsi di nuovo: di cosa ha più bisogno ora, in concreto, il mondo?

Sono personalmente convinto che, in genere, per affrontare in maniera migliore la vita, si ha bisogno di punti di riferimento certi. Tale circostanza è ancora più vera quando ci si trova a vivere in un contesto, quale quello delineato, in cui lo scenario esterno si modifica continuamente, ponendo sia il singolo sia i gruppi di individui in situazioni di temporanea e frustrante confusione.

Dunque, ciò di cui il mondo ha più bisogno oggi è, a mio avviso, avere dei punti di riferimento quanto più certi possibile.
Fra le diverse soluzioni, sono portato a credere che siano da privilegiare due aspetti, uno con riferimento al complessivo scenario mondiale, l’altro con riferimento ai singoli contesti sociali.

Per quanto concerne il primo profilo, ritengo che bisogna mettere mano, con il più vasto contributo possibile, alla definizione di una “Carta Costituzionale Universale” sulla quale si possa fondare la convivenza mondiale e nella quale possano riconoscersi, se non tutte, almeno gran parte delle nazioni della terra. La “Carta”, individuando una serie di principi universalmente condivisi, potrebbe divenire il punto di partenza per costruire un nuovo ordine mondiale, nell’ambito del quale ridefinire il ruolo delle organizzazioni internazionali.

 A livello di singoli contesti, ritengo che uno dei problemi più scottanti sia la cattiva qualità dell’informazione, in quanto un’informazione scorretta contribuisce ad alimentare confusione e incertezze.

È noto che, oltre alla palese malafede, uno dei limiti dell’informazione è che ciascuno la può manipolare a suo piacimento riportando solo quella parte di dettagli (mezze verità) che sono strumentali al raggiungimento di obiettivi particolari.

 Tipici sono le tecniche comuni al mondo della pubblicità e dello spettacolo (che si vanno sempre più diffondendo anche alle altre discipline), tendenti ad influenzare le esigenze e i sentimenti del pubblico per aumentare le vendite del “prodotto”.

Si pone, pertanto, l’esigenza di individuare dei criteri di giudizio sull’affidabilità dell’informazione in genere e delle informative, perlomeno di quelle funzionali ad assumere decisioni di una certa importanza.

Fra i vari criteri possibili per valutare la credibilità di una notizia o di un’informazione, ne elenco alcuni:

1. un’informativa corretta: è completa, lineare, trasparente; esplicita gli obiettivi che si propone; tende a riferire in maniera chiara, per evitare equivoci; cita le fonti; tiene conto dei diversi punti di vista, riportandoli; segnala eventuali limiti insiti nelle valutazioni prospettate;

2. il grado di attendibilità di chi fornisce un’informazione può essere espresso esaminando la storia del soggetto che la fornisce; esso può riguardare sia il soggetto in quanto tale sia la recente vita del medesimo: l’attendibilità è progressivamente maggiore quanto sono maggiori l’indipendenza e l’obiettività di giudizio, specie su fatti e circostanze in cui chi riferisce è in situazioni di conflitto d’interesse;

3. si può attribuire un livello di attendibilità a un’affermazione sulla base di alcune circostanze riferite a chi la propone, quali: le conoscenze nello specifico settore, la base culturale, l’etica professionale, la capacità critica, la moralità, ecc.

Elaborando i dati, insieme ad altri eventuali criteri di giudizio, si potrebbero formulare dei parametri, sinteticamente espressi con delle sigle (ovvero un rating), per indicare il livello complessivo di attendibilità di una notizia o di un professionista.

In prospettiva, contribuendo a limitare la quantità delle false notizie e dell’informazione di bassa qualità, si potrebbe favorire la formazione di qualche certezza in più su cui costruire un futuro migliore.

 

RITORNA ALL’INDICE             HOME