Treviso 14 settembre 2007

È salita agli onori delle cronache un’ennesima farsa italiana, questa volta sulle irregolarità nelle prove di accesso alle Università. Ancora una volta, ipocritamente, si fa finta di non vedere o di non sapere che vi è una diffusa illegalità in tutti i settori della vita economica, politica e sociale, che non risparmia nessuno, forze di polizia e magistratura comprese; dei politici manco a parlarne! Sono troppi i vantaggi che godono coloro - tantissimi - che in maniera brutale non rispettano la legge o i cosiddetti furbi, che più elegantemente l’aggirano o si fanno fare norme su misura.

L’unica consolazione è che non si tratta di un fenomeno italiano e che il costume si è andato diffondendo in tutto il mondo, anche nelle relazioni internazionali.

È una tendenza da invertire con urgenza, se non si vuole andare incontro a danni sociali, economici e politici di immensa portata. Bisogna cambiare registro e incentivare, premiandoli, i comportamenti virtuosi. Solo così, lentamente, si potrà interrompere la spirale di corruzione in cui siamo caduti.

Uno degli effetti peggiori di questa situazione, che si trascina da anni, è che ci troviamo ad avere a livello mondiale, un po’ in tutte le istituzioni, persone che gestiscono il potere che sono sì “figli di buona donna”, ma nel contempo sono mediocri e privi di lungimiranza. Il risultato è che invece di mettersi d’accordo per prevenire gli eventi con soluzioni innovative, essi cercano di risolvere gli effetti negativi dei nuovi fenomeni sociali, economici e culturali di portata globale, una volta verificatisi, con soluzioni che erano appena sufficienti a limitare vecchie fenomenologie di carattere locale.

Abbiamo bisogno, in un mondo così cambiato, di soluzioni nuove e originali che non siano frutto d’improvvisazione quanto piuttosto di coerenza e condivisione.

Non può sussistere un ordine mondiale senza dei rinnovati principi universali, in cui tutta l’umanità o almeno gran parte di essa si possa riconoscere.

Le regole hanno senso solo se condivise e rispettate; altrimenti esse diventano di ostacolo alla convivenza sociale.

 

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